È accertato che lo scenario dei mercati lavorativi dei nostri giorni è molto cambiato ed evoluto. Forse i cambiamenti più importanti sono collegati all’evoluzione di internet e della comunicazione elettronica. Sebbene sia cambiato il contesto, i principi di comunicazione però non sono cambiati. Anzi, la comunicazione interpersonale sembra non essere “colpita” dagli stessi cicli vitali che hanno i prodotti tecnologici; cicli che stanno diventando sempre più brevi e veloci e avvertono tutte le aziende, in tutti settori ormai, di mettere in moto i principi della cultura e della metodologia Lean.

Questo tradotto nella pratica quotidiana di operatore aziendale, vuol dire:
FARE PER IMPARARE
ED IMPARARE DURANTE IL FARE
Esiste anche un’altra interessante evoluzione che viaggia parallelamente a quella “tecnologica” ed entra in ogni azienda lungimirante che vuole vedere il mondo ed il mercato di oggi con nuove lenti.

Quale?
Oggi viviamo il passaggio dall’egocentrismo al noicentrismo, siamo passati dalla corporation alla cooperation, ormai in moltissimi settori esiste una “contaminazione” positiva di saperi e di competenze che hanno generato nuovi prodotti ed addirittura nuovi settori di mercato.

Vivendo il vecchio fenomeno del co-marketing, un esempio per tutti.

‘Happy Hour’ l’iniziativa lanciata dalla Indesit Company in partnership con Martini per promuovere la nuova gamma di frigoriferi Indesit Iridium. All’acquisto di un frigorifero con finitura Iridium e display interattivo del brand di elettrodomestici, notoriamente indirizzato a un target giovane, si riceve in regalo a domicilio un set aperitivo che consta di una bottiglia di Martini Rosato, 6 bicchieri long drink, 3 stirrer e un esclusivo shaker firmato Martini.

“Un’operazione unconventional – spiega Davide Gizzarelli, brand manager Italia di Indesit Company – che riguarda due realtà accomunate dai valori di italianità, socialità e dinamismo”.

Il vero salto del paradigma è stato fatto da quei brand che hanno deciso di fare co-marketing non solo con altre realtà aziendali, ma con il consumatore stesso.
Come?

Un noto articolo di Tofler nel lontano 1980 già dichiarava e prevedeva questo fenomeno, coniando anche il nuovo termine “prosumer”, ma molti non lo presero sul serio.

Vediamo cosa è successo:

Il termine prosumer è formato dalla composizione di due parole: professional (o producer), e consumer. Questo termine, inoltre, ha differenti e conflittuali significati ma, in generale, si riferisce ad un utente che assume il ruolo più attivo nei processi che riguardano diverse fasi (creazione, produzione, distribuzione e consumo).

Il più importante futurologo a livello internazionale, Alvin Toffler, conia per primo il termine e il concetto di prosumer, con il quale intendeva la fusione di due ruoli: un consumatore che, al tempo stesso, diventa produttore; il suo pensiero è contenuto nello scritto “The Third Wave”(1980).
Toffler ha esteso le sue idee fino al ventunesimo secolo e la realtà del prosumer, ormai, si è affermata su scala globale. Basti pensare alla tecnologia digitale: questa, non solo ha accelerato il processo di fusione tra produttore e consumatore ma, in alcuni casi, ha eliminato la distinzione tra i due ruoli. Il concetto di prosumer è diventato più evidente soprattutto nel contesto del Web. L’esempio più lampante ai nostri occhi è Wikipedia poiché i fruitori del servizio ne sono anche i produttori.

Il prosumer è un concetto che ha avuto una eco incredibile ed è stato applicato anche in settori fuori dal web come nel caso “500 i want you” dove la Fiat, ben 500 giorni prima dell’uscita della nuova Fiat 500, aprì a tutti un sito che permetteva di scegliere con quali particolari si voleva la nuova 500, colori, interni, cerchi, accessori e così via.

Ed ecco che la casa automobilistica torinese si è ritrovata 500 giorni di idee e proposte di come il consumatore avrebbe voluto il prodotto che poi avrebbe potenzialmente acquistato. Va da se il fatto che è stato un prodotto molto venduto e piaciuto!

Vedi anche il caso Nestlè che ha indetto un mini concorso per chi voleva creare belle frasi che poi sarebbero state inserite dentro i baci Perugina.

La mia assoluta convinzione è che, se tutto questo funziona per i mercati e per il marketing, allora può funzionare nella comunicazione interpersonale.

Qualche anno fa ho fatto un intervento formativo nell’azienda Sanofi …

E anche Sanofi ne è stata la prova!!!

Durante il corso “ Gestione delle relazioni e comunicazione persuasiva” in Sanofi è successo esattamente questo.

Dopo aver introdotto un concetto simile a quello che avete appena letto, ci siamo messi in aula e con grande trasparenza, abbiamo concordato con i partecipanti che c’erano solo 2 modi per fare il corso.

Il primo “tradizionale” dove qualcuno, cioè il formatore, produceva la formazione e il partecipante consumava.
Altro modo poteva essere quello di fare un accordo e creare un processo di “prosumerizzazione”.
Come faccio ad avere un chiaro segnale che il corso è stato prosumerizzato?

Dal risultato finale e da un prodotto finale!

Il prodotto finale è stato creato in modo concreto ed è stato prodotto un prototipo pronto per la produzione/stampa.

Una guida confidenziale per comunicare meglio che è stata distribuita a tutti ed esposta nelle bacheche dello stabilimento!

Complimenti, dunque, ai dirigenti e a tutti i partecipanti per l’atteggiamento costruttivo con il quale hanno affrontato questo intervento formativo, la velocità di comprensione, l’agilità e il divertimento con il quale hanno prodotto un output del corso.

Complimenti per la scelta della sala dove si è svolto il corso, un bel posto adatto per prosumerizzare grazie alla sua logistica familiare.

Sarebbe interessante poter dare seguito a questo intervento perchè si passerebbe dalla prosumerizzazione di prova che abbiamo appena visto ad un prosumerizzazione pragmatica, che può lasciare il segno dentro il gruppo di lavoro.

Un grazie particolare a chi ha collaborato in modo pratico e produttivo per l’editoriale e un grazie a chi ha partecipato con entusiasmo e creatività, e perché no… con pensiero divergente ai lavori in aula.

Quindi ecco perchè:

UN PROSUMER PUÒ DIRE GRAZIE AD UN ALTRO PROSUMER… SEMPRE!

Gianluca Bucci

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